Una cosa divertente che non farò mai più

di David Foster Wallace
Progetto di Elizabeth Greenwood
In collaborazione con Kevin Le

“Il saggio di Wallace, lungo come una novella, si svolge su una nave da crociera ed è strutturato come delle parentesi dentro altre parentesi: piccole osservazioni innescano fatti più grandi sulla condizione umana; come bambole russe, sono tutte incastonate l’una nell’altra e sono contenute tra pesanti staffe di cemento, che rappresentano la m.v. Nadir e il suo incarico di Harper’s. I pavimenti all’interno di queste parentesi sono in vetro per rappresentare la chiarezza e la verità che Wallace incontra durante la sua permanenza in mare, e i tagli curvilinei parentetici che vi sono praticati permettono alla luce di filtrare tra i piani, illuminando collegamenti invisibili e collegando temi e digressioni apparentemente disparati. La struttura è attraversata da un vano ascensore, che è un’esplosione di creatività e continuità e che rappresenta l’autore stesso, che non può essere contenuto nemmeno nel più chiaro dei vetri e che rifiuta ostinatamente di essere sottomesso anche nelle occasioni apparentemente più leggere, come una vacanza in alto mare.”

Columbia University