Notizie sul LabLitArch: due laboratori illuminanti
Il primo laboratorio si è tenuto in Aprile, in collaborazione con il professor Marco Maggi dell’Università della Svizzera italiana di Lugano.
Il workshop ha visto la partecipazione di numerosi partecipanti, tra cui studenti di letteratura dell’USI, laureati in design e due altruisti architetti locali (Flora e Michela). L’area di ricerca del professor Maggi, che si concentra sullo “spazio mentale” del lettore, ha permesso di esplorare in modo più approfondito il modo in cui un testo letterario “ritaglia” uno spazio all’interno della mente del lettore.
Lavorando con una studentessa del professor Maggi, ipovedente dalla nascita, ci siamo resi conto di come la sua capacità di dedurre uno spazio architettonico (ovviamente solo il suo interno, dato che la forma esterna non è per lei percepibile) sia incredibilmente simile a come un lettore percepisce la “struttura” di un testo letterario, dove le parole funzionano non tanto come “mattoni”, quanto piuttosto come strumenti di scavo che creano attivamente lo spazio sottraendo materiale a una massa solida (immaginiamo, ad esempio, la città di Petra in Giordania). Una storia, infatti, è ovviamente inconoscibile dall'”esterno” e solo una volta che abbiamo iniziato a penetrarla (leggendola) cominciamo a crearci lentamente una percezione sulla sua “costruzione”.
Per questa edizione abbiamo lavorato su testi di Hemingway, Delius, Tabucchi e A.M. Homes. Ecco un breve video sulle oltre 20 ore di lavoro praticamente continuo:
Il secondo workshop è stato il primo esperimento del LabLitArch con la musica. Si chiamava infatti “Laboratorio di Architettura Musicale“. Si è svolto a maggio, in collaborazione con il professor Andrea Malvano del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino. Il professor Malvano, laureato in lettere e musica (pianoforte), ha selezionato brani di Bach, Schumann, Schoenberg e Glass. I partecipanti, tutti musicisti di formazione o studenti di musica, hanno lavorato con due architetti veterani del LabLitArch (Michelle Vecchia e Alessio Lamarca) per produrre cinque modelli sorprendenti:
Abbiamo applicato la stessa metodologia e lo stesso approccio utilizzati in molti laboratori di Architettura Letteraria, cioè lavorare per lo più a ritroso alla ricerca delle possibili originali inclinazioni motivanti e implicite che erano alla base della creazione dei brani musicali. Come per i testi letterari, abbiamo evitato di manifestare ciò che è in qualche modo già esplicito nella musica. Lavorando per così dire in senso inverso, abbiamo cercato di avvicinarci invece il più possibile, se mai è possibile, alla scintilla creativa originale del compositore o alla sua intuizione.
Questo ci ha portato a comprendere come, nella musica come nella letteratura, il movimento in questa direzione ci costringe a lasciare il nostro terreno familiare disciplinare e finiamo per entrare in una sorta di terreno narrativo espansivo probabilmente comune alla maggior parte delle creazioni artistiche umani. Forse esiste davvero un improvviso impulso creativo, che non è fatto né di parole né di note – è semplicemente lì, come espressione non ancora manifesta di un’intuizione narrativa. Se è così, la narrazione è davvero onnipervasiva. E l’architettura, con i suoi elementi narrativi fondamentali come il volume, lo spazio, la luce, il peso, le rivelazioni, la sospensione, ecc. sembra essere uno strumento ideale per analizzare, esplorare e persino entrare in questo spazio sconfinato della narrazione.
Gli spunti emersi da entrambi i laboratori saranno auspicabilmente inclusi nel libro sull’architettura letteraria a cui sto lavorando con Il Saggiatore. Il lavoro sta procedendo bene e, come ulteriore anteprima, vorrei condividere questo nuovo schizzo della struttura del libro, qui. A prima vista, potrebbe non sembrare così diverso dal precedente schizzo; ma per me, e per la mia esperienza di scrittura molto limitata, rappresenta un enorme passo avanti!
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